Sono colpevole
d’aver nutrito l’amore
ed altre deviazioni
come la nostalgia
e la malinconia
( Ivano Fossati )
E arriva il giorno che ti accorgi che non hai più spazio,voglia e coraggio per esplorare nuove strade,come facevi allora che sembra solo ieri, mentre il tempo vola via. Ti circondano assenze,ricordi,mancanze… storie irripetebili vagano nel pensiero:a volte sorridi,altre piangi … Continua a leggere
11 GENNAIOCaro Faber,da tanti anni canto con te, per dare voce agli ultimi, ai vinti, ai fragili, ai perdenti. Canto con te e con tanti ragazzi in Comunità.Quanti «Geordie» o «Michè», «Marinella» o «Bocca di Rosa» vivono accanto a me, nella mia città di mare che è anche la tua. Anch’io ogni giorno, come prete, «verso il vino e spezzo il pane per chi ha sete e fame». Tu, Faber, mi hai insegnato a distribuirlo, non solo tra le mura del Tempio, ma per le strade, nei vicoli più oscuri, nell’esclusione.E ho scoperto con te, camminando in via del Campo, che «dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior».La tua morte ci ha migliorati, Faber, come sa fare l’intelligenza.Abbiamo riscoperto tutta la tua «antologia dell’amore», una profonda inquietudine dello spirito che coincide con l’aspirazione alla libertà.E soprattutto, il tuo ricordo, le tue canzoni, ci stimolano ad andare avanti.Caro Faber, tu non ci sei più ma restano gli emarginati, i pregiudizi, i diversi, restano l’ignoranza, l’arroganza, il potere, l’indifferenza.La Comunità di san Benedetto ha aperto una porta in città. Nel 1971, mentre ascoltavamo il tuo album, Tutti morimmo a stento, in Comunità bussavano tanti personaggi derelitti e abbandonati: impiccati, migranti, tossicomani, suicidi, adolescenti traviate, bimbi impazziti per l’esplosione atomica.Il tuo album ci lasciò una traccia indelebile. In quel tuo racconto crudo e dolente (che era ed è la nostra vita quotidiana) abbiamo intravisto una tenue parola di speranza, perché, come dicevi nella canzone, alla solitudine può seguire l’amore, come a ogni inverno segue la primavera [«Ma tu che vai, ma tu rimani / anche la neve morirà domani / l’amore ancora ci passerà vicino / nella stagione del biancospino», da L’amore, ndr].È vero, Faber, di loro, degli esclusi, dei loro «occhi troppo belli», la mia Comunità si sente parte. Loro sanno essere i nostri occhi belli.Caro Faber, grazie!Ti abbiamo lasciato cantando Storia di un impiegato, Canzone di Maggio. Ci sembrano troppo attuali. Ti sentiamo oggi così vicino, così stretto a noi. Grazie.E se credete orache tutto sia come primaperché avete votato ancorala sicurezza, la disciplina,convinti di allontanarela paura di cambiareverremo ancora alle vostre portee grideremo ancora più forteper quanto voi vi crediate assoltisiete per sempre coinvolti,per quanto voi vi crediate assoltisiete per sempre coinvolti.Caro Faber, parli all’uomo, amando l’uomo. Stringi la mano al cuore e svegli il dubbio che Dio esista.Grazie.Le ragazze e i ragazzi con don Andrea Gallo,prete da marciapiede.
La sindrome di Geltrude
Gertrudismo s.m. ispirato al noto personaggio manzoniano, indica la tendenza compulsiva e a trati patologica a rispondere affermativamente a proposte, richieste e provocazioni, quasi mai valutandone con attenzione le conseguenze.
La sindrome di Geltrude è quella che ha portato la Signora in questione, meglio nota come monaca di Monza, a rispondere di sì a uno che invece avrebbe fatto meglio ad ignorare.
Per passione, per noia, per ribellione, per curiosità, per sfinimento, perché sapeva resistere a tutto tranne che alle tentazioni. LELLA COSTA
Camminiamo con i cani di Arianna,
Pellegrine di bosco, ospiti di tutti i suoi abitanti, fiere delle nostre terre, marciatrici silenziose e ascoltatrici di armonie naturali.
Ho sempre pensato che l’amicizia fosse, per me , un valore indiscutibile e ho privilegiato questo tipo di rapporto prima di ogni altro interesse, ma tempo fa, sono rimasta delusa. Molto.Ho sempre creduto che i valori nei quali noi scegliamo di credere siano importanti.
Ci ho riflettuto molto perché non riuscivo a credere di aver sbagliato e più il tempo passava, più cambiava il mio rapporto con l’amicizia, mi mancava quel tipo di relazione che era stata parte della mia vita, del mio io più profondo, del mio inconscio bisogno di essere capita, di nascondere parte della mia solitudine esistenziale e al loro posto era subentrata un’amarezza che via via ha aperto squarci insperati di nuova verità.
Forse che l’amicizia era diventata la maschera di un bisogno di supporto?
Di conseguenza quindi avevo costruito una relazione falsata, all’apparenza solida ma fragile, per cui dovevano cambiare gli equilibri di fronte ai bisogni reali. Non saprò mai se l’amica ha avuto iflessioni come le mie, non glielo chiederò mai, so solo che, dopo parecchio tempo, ci siamo ritrovate come se nulla fosse successo, senza tante spiegazioni, siamo ripartite dall’utima volta che ci eravamo viste.
Ho fatto pace con la delusione che si è allontanata per fare spazio a quello che era stato insperabilmente ritrovato, forse non sarà così splendente come un tempo, ma almeno , da parte mia, ci possiamo contare, perchè è ciò che realmente esiste.
La vita non è quella che si è vissuta,
ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
Gabriel Garcia Marquez
Vi sono momenti minuscoli di felicità, e sono quelli durante i quali si dimenticano le cose brutte.
La felicità, signorina mia, è fatta di attimi di dimenticanza…
Totò a Oriana Fallaci
Qualche ora fa è morta, in Messico, Mercedes Barcha.
So che alla stragrande maggioranza dirà poco o nulla questo nome.
Lasciatemi darvi soltanto un indizio: Cent’anni di Solitudine.
Un viaggio di rara magia che la “stragrande maggioranza” di noi ha almeno una volta realizzato. Uno dal quale alcuni, come il sottoscritto, non hanno mai fatto del tutto ritorno.
Mercedes era la moglie di Gabriel García Marquez. La prima lettrice. La prima innamorata di quel romanzo. E dei tanti che seguirono. Colei che fece possibile quella magia, restando sempre nell’ombra.
Quando si trasferirono in Messico, nel 1965, con i due figli piccoli, Gabo aveva rinunciato al suo posto come editore della rivista Sucesos, per dedicarsi completamente alla scrittura di quel libro. Man mano che aumentavano le pagine, salivano anche i debiti. La voce di Mercedes diventò proverbiale nei negozi della zona. La ascoltarono, per più di un anno, il macellaio, il panettiere e i fruttivendoli di Colonia San Angel, dove vivevano: “Gabriel sta scrivendo un libro, non appena lo finisce vengo qui e pago tutto”.
Il giorno in cui mise la parola Fine al romanzo (700 pagine), Gabo e Mercedes andarono in posta. Dovevano spedirlo a Buenos Aires, agli amici di Sudamericana, che lo stavano aspettando. Prima di andarci, però, Mercedes passò dal banco dei pegni, dove lasciò una delle ultime cose che le restavano: l’asciugacapelli.
L’omino della posta mise tutta quella carta sulla bilancia ed emise il suo verdetto: 83 pesos.
Mercedes disse, sgomenta, “ne ho soltanto 45”.
Gabo prese il libro, lo divise in due parti e disse: Pesi questi fogli, per favore, fino a 45 pesos.
Così fecero, racconta Gabo. Pesarono quelle pagine come se stessero tagliando delle bistecche. Poi abbiamo rifatto il pacco e lo abbiamo spedito.
Tornati a casa si resero conto, però, che avevano spedito non l’inizio, ma le ultime 300 pagine del romanzo.
Mercedes prese l’ultima cosa che restava, il frullatore, e partì di nuovo verso il banco dei pegni. Tornarono alla posta. Spedirono il resto del volume e lei strinse forte i due pesos miracolosamente avanzati.
“La guardai e vidi che era verde di rabbia”, raccontava Gabo. Poi mi disse: «solo falta que sea mala!»
“Manca solo che non sia buono, quel romanzo!”
Buon viaggio, Gaba. E grazie.
Credo che persino Melquìades, stasera, si stia asciugando una lacrima.
Milton Fernández
Pensieri e Fatti inter(S)connessi che ballano tra Bolle Salate
Mille sono i modi di viaggiare, altrettanti quelli di raccontare.
Come le onde del mare... un moto perpetuo... perché la vita è un libro pieno di pagine bianche...
Da un'Emozione nasce un Disegno da un Disegno un'EMOZIONE
Con te conversando, dimentico ogni tempo e le stagioni e i loro mutamenti: tutte mi piacciono allo stesso modo. (Milton)
[Pensieri (tra parentesi) della Matrioska Madre]
La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)
Ma Bohème: un viaggio tra libri, musica, racconti di vita, cronaca e attualità.
...un messaggio in bottiglia....
Un invito ad abbandonare il silenzio-ombra per inoltrarsi nella parola-luce
siamo più della metà
(La vita in Fotogrammi e Pentagrammi)
letture ed altri pensieri
L'innocenza non ha ombre
C'è hi vede le foglie che muoiono, io preferisco vedere i colori che nascono